Affreschi Cappella Oliveri - Convento di S. Caterina, Finale Ligure (SV)
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Nella chiesa del Convento di S. Caterina a Finalborgo , edificata nel 1359, si trova la Cappella Oliveri; all'interno presenta due cicli pittorici murali sovrapposti - il primo trecentesco, il secondo quattrocentesco - oltre ad alcune riprese ottocentesche.
L'impianto decorativo quattrocentesco con storie di Maria e Gesù è quello maggiormente visibile e leggibile, nonostante le notevoli lacune. La cappella, a destra dell'altar maggiore, era intitolata a S. Maria degli Oliveri, dal nome della nobile famiglia finalese che ne ebbe il patronato fino al '500 quando passò alla famiglia Arnaldi che la rimodernò coprendone gli affreschi e cambiando il titolo in SS. Nome di Dio. Nel XVI - XVII sec. l'interno della chiesa subì vari interventi, finalizzati soprattutto alla ricollocazione degli altari.
Nel 1805 l'amministrazione civica di Finale destinò la chiesa, sgomberata dei quadri e degli arredi sacri, a dormitorio ed alloggio delle truppe francesi e tedesche di passaggio e nel1810, con i decreti napoleonici, fu definitivamente adibito a caserma, ospedale militare e carcere. Terminata l'epopea napoleonica il convento domenicano riacquistò importanza e nel 1829 la chiesa fu ristrutturata ma servì a poco perchè nel 1864 i frati vennero sfrattati definitivamente per adibirla a penitenziario. A quell'epoca i nostri affreschi erano già coperti da intonaco, tranne nei registri bassi della cappella da cui vennero rimosse alcune scene pittoriche. Questi strappi furono portati a Genova per essere esposti a Palazzo Bianco, ed infine al Museo di S.Agostino.
Nel 1965 il Comune di Finale, ripreso possesso dell'edificio, iniziò i lavori di recupero del complesso, per destinarlo a Museo Archeologico e Sala Convegni. In questa occasione i dipinti murali, di cui non restava alcuna memoria storica, furono scoperti e riportati alla luce. Negli anni '80 fu eseguito un intervento conservativo di consolidamento.
Con questo ultimo restauro, effettuato con fondi ministeriali in associazione temporanea d'impresa, il recupero conservativo è stato concluso restituendo al ciclo pittorico fruibilità estetica, riportando in loco gli strappi ottocenteschi.